ch4os

Image
Riapro questo blog abbandonato da più di un anno, non ho il coraggio di rileggere quello che scritto, mi cringia, già lo so. Ma di una cosa sono sicura: deve esserci più caos in quello che scrivo, che esprimo, non può essere tutto così didascalico, deve esserci più movimento, più disordine, alla fine è così che sta la mia testa per il 90% del tempo. Immagina, la mia testa suona così: Il caos mi ricorda Joyce. Da ragazzina leggevo Joyce, me lo aveva consigliato un tipo con cui mi sentivo su Facebook, facevamo sexting scrivendo un po' come lui. Erano i tempi in cui il trend era ascoltarsi la 'Luce Della Centrale Elettrica ', di quei tempi ricordo infatti, solo la nebbia, il buio la mattina sull'autobus andare a scuola e il buio del ritorno, un interno inverno a canticchiare a memoria tutte queste strazianti strofe, ero depressa, forse. Oppure la musica, la colonna sonora di quei giorni ha distorto le mie memorie. Ora se ora ascolto anche solo 1 minuto la voce di Vasco Bro...

㋛ p3ns1er1 c0mpatt1 ㋛

Ieri sono andata fino a Charlottelund (8km da cph) per recuperare una vecchia macchina fotografica compatta, che ho trovato per poche decine di euro su un sito di annunci danesi. Mi servirà per accompagnare a questi post delle fotineee

Sono partita da casa in bici verso le cinque, quando il sole stava iniziando piano piano a tramontare. Ho pedalato 30 minuti sulla costa a nord est della città. Qui è tutto tutto un susseguirsi di piccoli centri abitati con le attività che si sviluppano su una strada dritta, che pare infinita. Mi ricordano le città di mare venete, tipo Jesolo, anzi tutte quelle cittadine nord adriatiche. La differenza è che qui è pieno inverno e non c'è l'ombra della desolazione delle città di mare in inverno e sono tutti pallidi. Ma c'è comunque qualcosa che accomuna queste due realtà, una sorta di atmosfera comune che non ha a che fare con le stagioni, sarà la brezza marina che ne so.


Una lunga fila di macchine si sussegue nella strada principale, ho immaginato essere i lavoratori pendolari che ritornano a casa pronti per godersi il weekend, dopotutto è venerdì. I ristoranti iniziano ad accogliere i primi clienti e ragazzini si muovono in gruppi numerosi tra i negozi, sorseggiando bibite da grandi bicchieri di carta del McDonalds. Quando arrivo a Charlottelund, i caseggiati e i negozi si interrompono, da un lato c'è una foresta dall'altro in lontananza vedo il mare. 

Mi addentro nella foresta, dove il freddo mi congela le mani e dopo poco spunto fuori in un piccolo centro abitato. Ad una casa di mattoni senza sfarzi se ne alterna una ipermoderna con Tesla in bella vista. 

Parcheggio la bici al numero 52 di una piccola stradina. Mi apre il portone un signore abbastanza alto, molto magro e leggermente gobbo, mi invita ad entrare per visionare la macchinetta fotografica a cui sono interessata. 

my cute bike

Mi rendo conto che ho un maledetto bias cognitivo dettato dalla mia vita precedente a Milano, in cui la paura e la diffidenza sono alla base di ogni azione. A Milano non sarei mai entrata in una casa di uno sconosciuto. La paura e il senso di "unsafe" sono alcuni dei motivi che mi ha fatto abbandonare Milano. Qui mi sento sempre in pericolo ma il pericolo non c'è.

un baracchino dei gelati chiuso perché inverno
(an ice-cream parlour closed bc of winter)

Tornado al racconto: dopo aver visionato la macchinetta fotografica, averla comprata e dopo essermi fermata in un bazar a comprare una bottiglietta d'acqua, mi rimetto in sella per tornare a casa. Sono felice come quando da piccolo sogni per mesi un oggetto e poi finalmente te la trovi sotto l'albero di Natale, è una sensazione che non so descrivere ma che vorrei provare per sempre, le farfalle allo stomaco di noi turbo-capitalisti millennial. 

Ora potrò scattare finalmente delle foto orizzontali senza sentirmi un boomer. 

xoxo Camilla

foto a caso fatta a caso per provare la resa 
della macchinetta fotografica in casa del venditore 

(random photo taken to test the performance 
of the camera in the seller's house)


english version:


Yesterday I went all the way to Charlottelund (8km from cph) to retrieve an old compact camera, which I found for a few tens of euros on a Danish classifieds site. I'll need it to accompany these photo posts. 

I left home on my bike around five o'clock, when the sun was slowly starting to go down. I cycled 30 minutes along the coast to the north-east of the city. Here, it's all a succession of small towns with activities along a straight, seemingly endless road. It reminds me of the seaside towns in the Veneto, like Jesolo, or rather all of the North Adriatic cities. The difference is that here it's the middle of winter and there is no shadow of the desolation of seaside towns in winter and everyone is pale. But there is something that unites the two, a sort of common atmosphere that has nothing to do with the seasons, maybe the sea breeze or something.

A long line of cars follows along the main street, I imagine they are commuting workers returning home ready to enjoy the weekend, it's Friday! Restaurants start to welcome their first customers and kids move in large groups between the shops, sipping drinks from big paper cups from McDonalds. When I arrive in Charlottelund, the blocks of flats and shops stop, on one side there is a forest, on the other side I can see the sea in the distance. 

I enter the forest, where the cold freezes my hands, and after a while I emerge into a small town. A brick house with no pomp and circumstance alternates with a hypermodern one with a Tesla parked in the garden.

I park my bike at number 52 in a small street. A tall, thin and slightly hunchbacked man opens the door, inviting me to come in and look at the camera I'm interested in. 

I realise that I have a damned cognitive bias dictated by my previous life in Milan, where fear and mistrust are at the basis of every action. In Milan I would never have entered a stranger's house. Fear and the sense of unsafe'are some of the reasons that made me leave Milan. Here I always feel in danger but the danger is not there.

Back to the story: after looking at the camera, buying it and stopping in a bazaar to buy a small bottle of water, I get back on the saddle to go home. I'm as happy as when, as a child, you dream about an object for months and then you finally find it under the Christmas tree, it's a feeling that I can't describe but that I would like to feel forever, the butterflies in the stomach of us turbo-capitalist millennials. 

Now I can finally take horizontal photos without feeling like a boomer. 

xoxo Camilla



Comments

Popular posts from this blog

ch4os

N0rmc0re

H0M3